Il GRUPPO RAFIKI nasce dall'esperienza di due fratelli tanzaniani, Nancy e Zoe, arrivati a Siena per motivi di studio.
Il loro desiderio era quello di condividere la volontà di migliorare la realtà del villaggio da cui provengono, Haubi, con chi potesse essere interessato ad una esperienza diversa, fatta di volontariato e passione. Riescono ben presto a coinvolgere molti amici senesi e non che entrano a far parte dell’associazione e si danno da fare per realizzare i primi progetti.
Non basta però raccogliere fondi per costruire un filo diretto di solidarietà, è l'incontro con le persone che colma le distanze, che trasforma la voglia di portare aiuto, in conoscenza e reciprocità. È così che quindi il neo nato Gruppo Rafiki organizza i primi campi-lavoro in Tanzania per far conoscere ai volontari che intendono partire per vivere un’esperienza particolare la realtà del villaggio e per seguire di persona i vari progetti.

I ragazzi partono per aiutare una causa, per realizzare un'idea e tornano consapevoli di aver ricevuto molto di più di quanto hanno saputo e potuto dare.

Dal 2002 è stato un susseguirsi di progetti, anche molto ambiziosi e complessi, e di viaggi. Ma anche di cene, mercatini ed eventi a Siena per raccogliere fondi e sensibilizzare la gente riguardo alla nostra missione ad Haubi. Le scuole e dispensario medico ristrutturate, i pozzi per l'acqua costruiti all’interno delle varie comunità del villaggio, la Casa Famiglia ultimata ad Haubi divenuta poi il punto di riferimento e la dimora dei volontari durante i loro viaggi in Tanzania. Il tutto, sempre e costantemente, di concerto con la popolazione locale per una forte unione di intenti e una totale collaborazione privilegiando le questioni più urgenti nella più totale collaborazione e cooperazione con istituzioni e cittadini di Haubi.

Tutto iniziò nel 2002 appunto, con la realizzazione del primo progetto importante per la sanità: viene infatti ristrutturato il laboratorio per le analisi e dotato di attrezzature più idonee e specifiche (come microscopio, reagenti chimici, materiale per le analisi). Negli anni immediatamente successivi l’attenzione di sposta su scuole e asili sparse nelle diverse comunità e spesso in condizioni eufemisticamente non ottimali.
Nel frattempo il Gruppo Rafiki si fa più numeroso e si moltiplicano gli impegni per la raccolta dei fondi. Il lavoro in Italia è tanto, soprattutto per quanto riguarda il reperimento delle risorse ma il Gruppo Rafiki è sempre molto attivo e pieno di impegni. I progetti aumentano e vengono finanziate le cure mediche e le operazioni a Dar Es Salaam per alcuni bambini disabili. Per uno di questi bambini, con una evidente malformazione al volto, non ci sono possibilità di cure adeguate in Tanzania. Allora il Gruppo, nell’estate del 2006, si attiva per ottenere i permessi ed i finanziamenti per curarlo in Italia, e finalmente nel mese di Novembre arriva a Roma il nostro mitico Iddi, entrato poi piano piano nel cuore di tutti i volontari dell’associazione.

In questi anni di attività il gruppo Rafiki è cresciuto, sia nel numero dei componenti che nell’impegno dedicato alla realizzazione di obiettivi più ampi e di conseguenza più onerosi.
Il gruppo ha sentito l’esigenza di costituirsi come Associazione di Volontariato regolarmente registrata (Gennaio 2005) e si è iscritta all’Albo delle Associazioni di Volontariato ottenendo quindi la denominazione di ONLUS (Febbraio 2006), con la possibilità di richiedere un contributo che possa consentire in modo più spedito e sicuro, di portare a termine i progetti iniziati. Da quel momento sono passati molti anni e per celebrare i primi tre lustri di vita del Gruppo nel febbraio del 2017 è stato presentato il foto libro che raccoglie immagini e ricordi delle tante avventure vissute ai piedi del Kilimangiaro da parte dei membri dell’associazione. “Sotto il cielo di Haubi, 15 anni di Gruppo Rafiki in Tanzania” è la nostra prima fatica letteraria, che è servita per tracciar un primo bilancio dell’attività.

Nel rivedere il cammino percorso, molte sono le considerazioni da fare e tutte estremamente positive: Haubi ha messo in evidenza la sua povertà, la mancanza di strutture mediche efficienti, ma allo stesso tempo si è presentato con la sua profonda ricchezza in termini di tradizioni ed umanità.

Siamo partiti per aiutare una causa, per realizzare un’idea; siamo tornati consapevoli di aver ricevuto molto di più di quanto abbiamo saputo e potuto dare.

Sentiamo quindi l’urgenza e l’impegno di non dimenticare: le iniziative intraprese devono essere arricchite e supportate in vista di quei servizi primari senza i quali nessuno può iniziare un cammino di vera umanità. Ci sembra questo un modo per dire ASANTE (GRAZIE) e per dare alla nostra relazione di amicizia, non spendibile nella quotidianità, una dimensione concreta, duratura, costruttiva.