Da Rifredi in Tanzania per rifare una scuola

Gruppo di ex scout passa le vacanze ad Haubi per dare un tetto ai 400 scolari di Soro

Hanno voluto essere anche loro dei “Rafiki”, amici in kiswahili. È per testimoniare questa nuova vocazione, un gruppetto di fiorentini, ha rimpiazzato gli scout di Rifredi e, con altri ragazzi senesi, ha trascorso le proprie vacanze ad Haubi. Trentamila abitanti, altipiani centrali della Tanzania, asperità tutto intorno, mezza giornata almeno per raggiungere un telefono o un altro segno del progresso, economia rurale, tanti bisogni. Non lusso ma sopravvivenza. I ”Rafiki” toscani non sono medici o tecnici ed il loro aiuto da studenti lo hanno dato nel campo dell'istruzione, vale a dire con schiena e bicipiti. Per il secondo anno consecutivo, hanno scavato, spalato, scialbato, trasportato, faticato almeno otto ore al giorno, fianco a fianco a muratori locali che avevano assunto con i soldi del “Progetto” ed ai genitori dei quattrocento bambini di Soro. Si tratta di una scuola montana – Haubi è 1500 s.l.m. , il plesso didattico 2- 300 metri più in alto -, le cui sei aule e relativi uffici erano fatiscenti, i servizi igienici neanche c'erano. In poco più di un mese è stata garantita la possibilità di istruirsi al riparo da pioggia e umidità, da insetti ed esalazioni malsane.
Metello Mugnai e Gianni Pantaleo , rientrati da due giorni dalla Tanzania, via Dar Es Salaam, Kilimangiaro e Adis Abeba sintetizzano così la loro esperienza: “Che dirvi? – dice Gianni – Ho preso la malaria e con me altri cinque, mi sono alzato al canto del gallo e sono andato in branda con le galline. Ho faticato come mai avevo fatto. Non ho avuto un comfort che qui a Firenze possa essere definito tale per un mese intero. Sono state le mie vacanze… È da ieri che sto pensando come mettere insieme di nuovo i soldi per l'aereo e tornarci”.
“È la consapevolezza – aggiunge Metello – l'elemento più importante che ti riporti indietro. Arrivi in Africa con un'idea confusa di quel che ti attende. E subito vieni sconvolto dal peggio. Eppure sei nella grande città, quella con l'aeroporto internazionale. Poi esci dalla metropoli ed il peggio è … peggiore. Parlo delle strade, delle baracche dove vivono le famiglie, del pozzo lontano 2 chilometri con acqua malsana che però è l'unica da bere, di quello che mangiano, di come si curano, di ospedali che non esistono e dispensari che significano quasi sempre contagio dell'Hiv. È un peggio al quale sembra non esserci un limite, tant'è vero che quando torni indietro, conosciute ed un poco condivise le condizioni di vita primarie, rivedi la città e pensi che tutto sommato lì non vivono così male. L'impressione si ribalta dunque, ma non la consapevolezza di quanta differenza ci sia tra loro e la nostra vita”.
Arrivati ad Haubi, per entrambi, è stato sgozzato un capretto in segno di festa; una striscia di pelle a simboleggiare l'unione è stata stretta al loro polso e gli anziani hanno dato loro un nome dal dialetto kiranghi: Msafiri, il viaggiatore, per Gianni; Mrimi, colui che traccia il solco, per Metello. Un grande onore. Medesimo trattamento i loro compagni di piazza Dalmazia, ossia Sara Messeri e Paolo Brunori. Di lì è iniziato quel percorso che l'ha stregati nel cuore nel quale da “muzungu”, bianco ricco – tutti i bianchi sono ricchi per credenza diffusa – e quindi continuamente da blandire per carpirgli il denaro, l'ha fatti accettare per quel che realmente sono. Giovani che hanno rinunciato ad alcuni agi per cercare dei valori.
Ed ora che succede? “Succede – dice Gianni – che abbiamo ulteriori motivazioni per continuare a sostenere il Gruppo Rafiki che è nato a Siena, ma che sentiamo già un pochino fiorentino. Il “Progetto Scuole” prevede di trovare fondi e risorse umane per continuare la ristrutturazione delle altre quattro scuole di Haubi. A quel punto potremmo dire di aver contribuito all'istruzione di tremila bambini, quindi allo sviluppo dei giovani di quella vallata in cui in pratica non ha circolazione la carta moneta e non c'è neanche una Ong operante. Oggi come oggi programmi da proporre non ne ho, ma chi volesse iniziare a parlarne insieme può contattarmi per mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ”.
E agli scout di Rifredi cosa può consigliare l'ex caposcout Metello? Riprovare a programmare questo viaggio? “Sarei un ipocrita nel sostenere che una vita del genere è preferibile alla nostra. Non sarebbe facile infatti prendere la decisione di passare lì la propria vita; in questo lungo periodo un aiuto mentale c'è arrivato dal fatto che noi avevamo il biglietto di ritorno in tasca. Detto ciò è anche vero che ora che sono andato, ho visto e convissuto, mi sento molto più ricco dentro. Dico quindi che se la malaria – che poi è una forma attenuatissima dalla profilassi ed il cui rischio possiamo ulteriormente ridurre – è il prezzo da pagare per un viaggio del genere … Il prezzo è giusto”.


PROGETTO “RAFIKI”
Un gruppo spontaneo che cerca 50 mila euro

“Progetto Rafiki – Un'esperienza di amicizia in Tanzania” si tratta di un gruppo spontaneo costituitosi a Siena precedentemente al 2003. Da un anno si è dato una struttura proponendosi di avviare un progetto di cooperazione decentrata della durata di cinque anni entro i quali ristrutturare le sei scuole primarie della valle di Haubi, sito tanzaniano con 30 mila abitanti vocati alla sola economia rurale con difficoltà enormi provocate dalla difficoltà di raggiungerlo. Il progetto prevede l'impegno di risorse per 50 mila euro, in larga parte già reperite con presenze nei mercatini solidali, produzione e vendita di gadget, offerte e formazione nelle scuole, oltre il sostegno dato da Istituti quali il Monte dei Paschi e la Banca di Cambiano.

Duccio Rugani