Sono tornata da poco e solo ora sto rientrando a pieno ritmo nella vita di tutti i giorni, quella che facevo prima. Sto ancora metabolizzando il viaggio ma ho voglia di raccontare almeno un po’ dell’Africa che ho visto.

Appena scesa dall’aereo ero piena di idee che facevano molto "Educational Channel", ma varcata la soglia dell’aeroporto sono stata completamente invasa da abbracci di persone festanti che io non avevo mai visto. Mi sono accorta di essere in un mondo che non era il mio, ma che dovevo scoprire totalmente.

Occhi sgranati dal finestrino, sguardo da furetto curioso, sorriso stampato sulla bocca e qualche gesto per abbozzare una comunicazione con i ragazzi africani del pulmino…non c’è tempo per pensare.

Le impressioni e le sensazioni si accavallano, i ragionamenti si accumulano nella mente senza combinarsi in una visione coerente. Ci sono grandi contraddizioni a Dar es Salaam: case di fango sempre aperte vicino alle case barricate dei ricchi; strade asfaltate e strade polverose; gente che vagabonda sui bordi delle strade e gente che cerca di venderti cibo negli ingorghi; grossi cartelloni pubblicitari, rifiuti sparsi lungo la strada (non ci sono cassonetti); bambini in divisa che vanno a scuola e bambini che giocano sporchi con i pneumatici; programmatori di computer e masai che rifiutano completamente la cultura occidentale (poco da rimproverargli); quale delle due Afriche è quella vera?

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Poi l’esperienza nel villaggio di Haubi ospiti di una famiglia meravigliosa che ci ha trattato come suoi figli e il nostro battesimo nella tribù dei Warangi con la cerimonia tradizionale e l’attribuzione del nome. Salve io sono Njuu (nocciolina).

Nel villaggio il tempo non passa mai e l’unica sensazione di tempo che si percepisce sono quei dieci minuti in cui il sole tramonta velocissimo per lasciare spazio a una notte piena di stelle sconosciute e al silenzio. Un mese fatto di essenzialità, fatto di patate, riso e banane, di gite di gruppo al pozzo, di vernice anche sulla punta del naso e di turni di lavaggio piatti con la torcia.

Mi sono divertita molto!

Ciò che contraddistingue gli africani è la voglia di vivere, di essere felici, di gioire, nonostante le difficoltà. Non ho visto visi stanchi o depressi, solo visi sorridenti e sereni. Questo è il ricordo più vivido della Tanzania.

Sono tornata a casa contando i giorni che mancano al prossimo viaggio perché quando qualcosa ti fa sentire vivo, lo ricerchi sempre.

"Hakuna matata".

 

Nadia Njuu